“Il decreto ha risvegliato la coscienza civile”


di Rossana Becarelli


Quindi ormai è ufficiale: saremo adulti e vaccinati per decreto! Come una volta. Orologi rimessi indietro al secolo scorso, allarme epidemie evocato dal Ministro Lorenzin e dai suoi consulenti di vaglio, per emanare un decreto che ha il sapore di una “grida” manzoniana al tempo della peste seicentesca.

Intanto però si moltiplicano incontri e mobilitazioni di cittadini nelle piazze di tutta Italia, un diluvio di petizioni a raffica contro il decreto. Il ministro ha avuto di sicuro un merito, non so se e quanto previsto e auspicato da lei stessa: ottenere il risveglio immediato della coscienza civile, fin qui abbastanza dormiente nel Bel Paese. Forse a mettere in moto una così diffusa partecipazione è stato il palpito delle mamme italiane all’idea di sottoporre i loro figli dalla più tenera età ad un inoculo forzato e massivo.

Libri e varie…

Questo decreto sta facendo emergere il profilo culturale e la consistenza numerica della straordinaria rivoluzione in atto, fin qui sconosciuta e ignota ai più. Sono davvero tanti i genitori che si ribellano alla vaccinazione forzata, che si mostrano esperti e informati dei rischi e degli effetti tossici di vaccini e disquisiscono su preparati che generano dubbi e preoccupazioni per possibili effetti collaterali e sequele severe. E non è meno sorprendente scoprire quanti già praticano attivamente l’homeschooling (l’educazione parentale nelle sue più diverse declinazioni) e ora reclamano di sottrarsi in un colpo solo sia all’istruzione che alla vaccinazione di stato.

Il decreto ha scoperchiato il “vaso di Pandora” e in pochissimo tempo una vera moltitudine sta organizzandosi lungo la penisola per dare luogo ad una massiccia dimostrazione di contrarietà popolare. Coinvolgendo per il momento il più elevato livello sociale della popolazione, il fenomeno è degno della massima attenzione perché potrebbe costituire l’innesco di una rivoluzione matura e consapevole, di cui ancora non si riesce a misurare l’estensione e gli effetti.

Il Ministro, con rara protervia, è riuscita a collegare istruzione e salute, portando un attacco frontale alla cultura democratica di cui non c’è quasi memoria in una forma tanto esplicita e plateale: sanzioni pecuniarie pesanti, minacce di sospensioni della responsabilità genitoriale, configurando di fatto il ricorso a un trattamento sanitario obbligatorio, su minori in assenza di qualsiasi presupposto emergenziale.

Non è stata da sola peraltro in questa operazione forzosa di “ortopedia sanitaria”, ma si è fatta assistere da esimi consulenti prelevati dalla comunità scientifica e dai vertici ordinistici della corporazione Medica: le istituzioni cioè che più dovrebbero avere a cuore l’informazione trasparente e il consenso pieno e informato della collettività alle pratiche considerate utili ed efficaci.

I dati presentati al convegno su Libertà delle cure, sabato 3 giugno a Firenze, da parte di personalità di indiscutibile competenza scientifica e professionale, smentiscono categoricamente la sussistenza di qualsiasi emergenza. Le dichiarazioni del ministro rispetto ad una presunta epidemia di morbillo in Italia e in Europa (per di più con casi mortali) risultano del tutto infondate, sulla base delle segnalazioni ufficiali che prevengono alle autorità di vigilanza.

È invece la sorniona e insidiosa manipolazione dei dati operata da media (e non meno da alcune società scientifiche), che dipinge ad arte il quadro di una realtà inesistente. La narrazione minacciosa di paventate epidemie, prossime o addirittura in corso, è però il paravento ideale per mascherare la fitta trama di occulti e continui conflitti di interessi, adesso anche all’attenzione della Procura a seguito del ricorso promosso da Codacons, che intercorrono fra Big Pharma, ricercatori e istituzioni sanitarie. Certo è che la vaccinazione obbligatoria per l’Epatite B fu introdotta dal ministro De Lorenzo nel lontano 1991, a seguito di una mazzetta di 600 milioni di lire, per cui il ministro venne condannato in via definitiva. Ma intanto la vaccinazione è rimasta.

Qualche settimana fa Il Sole24 ore annunciava con toni trionfalistici che Glaxo Smith Kline – gigante mondiale della produzione dei vaccini – è pronto a investire in Italia un miliardo di euro. Mentre non gongola meno l’AIFA, che a Washington ha stretto gli accordi per fare dell’Italia il capofila della strategia vaccinale nel mondo.

Dal canto loro, gli Ordini dei Medici hanno mostrato una solerzia e un rigore inusitato procedendo, prima ancora della pubblicazione del decreto, alla radiazione dei colleghi Roberto Gava e Dario Miedico, rei di avere espresso nel 2015, in una lettera aperta al direttore dell’Istituto Superiore di Sanità, le proprie fondate preoccupazioni su numerosi vaccini e richiedendo una più assidua vigilanza sui profili di rischio di pratiche vaccinali i cui benefici restano ancora da stabilire.

Invece di tenere in debito conto il valore di quell’approccio si è operato nei loro confronti come ai tempi della Santa Inquisizione che metteva al rogo gli eretici. Oltretutto quando un’analoga solerzia non risulta essere mai stata applicata a soggetti assai più pericolosi per la professione medica, e per l’immagine della “scienza” in nome della quale oggi si schierano molti zelanti paladini: per il passato Duilio Poggiolini, Ferruccio e Francesco de Lorenzo e, più di recente, Brega Massone, condannato all’ergastolo.

La professione non si difende espellendone medici autorevoli, qualificati e deontologicamente irreprensibili. Così come la sanità pubblica e il bene della collettività intera non possono essere tutelati mettendo a repentaglio uno dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione: la libertà delle cure.

La reazione immediata e spontanea della gente all’obbligo vaccinale, mette in luce la profonda e irreversibile crisi di credibilità istituzionale che investe settori cospicui del Paese. Una gran parte di italiani ha intrapreso da tempo profondi percorsi evolutivi che la rendono sempre più estranea ad una classe politica e istituzionale che pretende di governarla in modo arrogante e repressivo. L’Italia sta veramente cambiando e forse è arrivato il momento per tutti di scoprirlo.

Articolo scritto il 12 giugno 2017 da Rossana Becarelli (medico e antropologa)


Articolo riproducibile citando la fonte con link al testo originale pubblicato su Italia che Cambia

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